Parigi, 1944
“Oggi è stato un giorno tremendo, Mr. Punch” Etienne si porta le mani al volto e sospira. “Un altro amico è morto. Come posso pensare di sopportare solo un altro giorno, qui?” Etienne apre le dita e stacca le mani dal viso, fissando il volto del macabro Pierrot che ha di fronte.
Una marionetta.
La sua preferita.
Una delle sue creature.
L’unica che ha portato con sé.
Mr. Punch è fatto di legno, metallo e chissà cosa, ha due biglie al posto degli occhi e una lacrima di sangue dipinta sotto l’occhio sinistro.
Mr. Punch è il suo segreto.
Etienne lo tiene nascosto in una cassa di legno che conserva in un buco scavato nel terreno, in quella trincea maleodorante.
“Insensatezza!” gracchia una voce legnosa che non è la sua.
Etienne studia gli occhi di biglia della marionetta prima di sollevare lo sguardo alla luna, che sogghigna nel cielo violetto sopra le loro teste.
“Mathieu è morto davanti ai miei occhi. Avresti dovuto vederlo, Mr. Punch. Era completamente imbrattato di sangue. La luce nei suoi occhi era…” Etienne scuote la testa, trattenendo un singulto. “Sembrava un bambino. Un bambino sperduto in un gioco più grande di lui.” Sospira. “Lo sembriamo tutti, non è vero?”
“Con chi diavolo stai parlando?” una voce assonnata riecheggia nella penombra circostante. L’ex marionettista si zittisce di colpo. Tende le orecchie. Sente i suoi commilitoni agitarsi febbrilmente nel loro sonno malato.
“Nessuno,” risponde alla voce. “Non stavo parlando con nessuno.”
Torna a guardare l’enigmatico Pierrot con la lacrima di sangue sotto l’occhio sinistro.
“Sai che cosa devi fare,” sembrano dire quegli occhi.
Ripetono la stessa cosa ogni notte.
Le labbra di Etienne si aprono. Esala un sospiro. Annuisce. Allunga una mano e va a riporre la marionetta di legno, metallo e chissà cos’altro dentro la cassa di legno, prima di coprirla con la terra. Infine il ragazzo gattona fuori dalla trincea.
La notte è una madre crudele. Ha artigli e denti affilati. È un parto ostile di ombre attorno a lui.
I vestiti gli si appiccicano alla pelle e pizzicano mentre sgattaiola attraverso il campo di battaglia deserto.Raggiunge il luogo dei suoi incubi.
Etienne ha trent’anni ed è un marionettista da quando ne aveva sei. Un giorno la guerra l’ha reclamato a sé. Perché diavolo al mondo quelli della sua generazione sono stati costretti a quella follia?
Etienne non dovrebbe essere lì.
Dovrebbe portare magia e meraviglia nel mondo, non morte e dolore.
È nato per quello, lui.
È il mantra che va avanti a ripetersi ogni giorno in quei mesi oscuri del conflitto. Sono le uniche parole che riescono a mantenerlo ancora sano di mente, e vivo. Le parole contengono potere: è il primo principio della magia.
La marionetta del macabro Pierrot che ha come amico gli sussurra però altre parole, di notte. Etienne è stato anche un ventriloquo, prima della guerra. Ma adesso Mr. Punch gli parla con una voce legnosa che non riconosce come la propria, e gli dice cose che non vuole sentire davvero.
C’è solo un modo per andarsene da lì, continua a ripetergli.
Le parole scavano nella sua mente, giorno dopo giorno. Adesso lo sa anche lui: Mr. Punch ha ragione. L’ha sempre avuta.
Etienne ha raggiunto lo spiazzo dove Mathieu ha trovato la morte poche ore prima. Proprio davanti ai suoi occhi.
“Quando la guerra sarà finita voglio aprire un negozio di fiori con la mia fidanzata!” la voce dell’amico morto gli riecheggia nelle orecchie. Non ci saranno fiori per Mathieu, solo cenere e terra e un buio eterno che corrode ogni cosa.
Per un momento Etienne si chiede che aspetto abbia la fidanzata di Mathieu. La immagina con occhi chiari e le trecce e le fossette sulle guance.
Etienne si china e inizia a trafficare con i corpi lasciati a marcire. Il tanfo delle ferite mortali, della carne che ha iniziato a marcire e di budella – l’odore della morte – finisce per intossicargli le narici.
L’artista soldato si copre il volto con un lembo di tessuto, lottando contro l’istinto di vomitare.
Finalmente trova quello che cerca. Lascia scivolare le dita sul volto devastato dell’amico. “Mathieu…” il suo è un sussurro che contiene tutto il dolore del mondo.
Mathieu ha un’espressione che definiresti ieratica, con gli occhi che sembrano guardare oltre, verso le stelle sopra di loro.
Si sente un canto antico. Parole di potere che riempiono l’aria sopra il volto del morto, mentre le labbra di Etienne si aprono e chiudono e poi ancora si aprono.
“Par pouvoir legba Atibon, Maitre Carrefour, Maitre grand Bois, grand Chemin, Legba Barriere, Legba bois, Legba caille, Legba zanclian, Legba Missebo, Legba clairhoun’deh, Legba kataroulo, au nom de Monsier Avadra bo-roi, viè, viè, viè, Legba…”
Una goccia.
Una sola, cade sulle labbra dell’amico.
Sangue.
Il giorno seguente il bombardamento dei Nazisti continua. I soldati francesi, barricati dentro Parigi, resistono.
Il loro numero per qualche strano motivo aumenta ogni ora che passa.
Più il Reich insiste con i bombardamenti e miete vittime, più l’armata francese risponde e sembra acquistare forza. Una marea, un oceano di soldati che continua ad accrescersi e che porta sempre più sconcerto e disorientamento tra le file dei tedeschi.
L’armata del marionettista invade le vie di Parigi ed è caos, giustizia e meraviglia.
Guidato da Etienne, l’esercito impossibile è comparso all’alba e adesso sta scacciando gli invasori. I tedeschi non credono ai loro occhi. Non erano preparati per qualcosa del genere. Nemmeno i parigini lo erano, a dire il vero.
Mathieu può vedere i suoi amati fiori per un’ultima volta, quando il suo corpo di non-morto è infine ridotto in brandelli da una granata tedesca, lì nel XIX Arrondissement, proprio di fronte alla bottega di un fioraio, chiusa da mesi.
Qualche settimana più tardi ci sarà lo sbarco in Normandia. Il resto è storia.
Quello che gli Alti Gradi negheranno con ostinazione sarà l’esistenza dell’Armata delle marionette-di-carne, fantasmi-di-vendetta-dalla-terra, guidati da un artista scapigliato, e il loro ruolo nella liberazione di Parigi.
La Magia è un segreto che deve rimanere elusivo.
Parigi, 1945
Sogno e follia sono le parole d’ordine macchiate sui muri della stanza.
Fantasmi di fumo si rincorrono indolenti nell’aria. Dita nervose maneggiano carte. Alcuni Surrealisti stanno giocando uno strano gioco inventato da loro attorno a un tavolo rotondo. Ci sono troppo damasco e troppo cremisi in quel salone parigino risparmiato dai bombardamenti.
L’odore di vizio e piaceri corrotti si mischia a quello del tabacco.
Non tutti stanno giocando attorno a quel tavolo. Altre figure più decadenti stanno discutendo di arte e nonsenso, agitando le mani in maniera sconclusionata.
Max Ernst indossa un gilet colorato. Scuote il capo, sorseggiando un liquido verde di dubbio aspetto e provenienza. “Sei un idiota, Andrè,” bofonchia, con il sorriso sulle labbra.
Una ragazza con i capelli tinti di verde ha la scritta Musa Dolorosa dipinta in pittura rossa sui seni nudi: pennellate spesse e sbavate e segni di dita che le donano un’aria dissoluta. Ha uno sguardo da gatta, la musa. Apre le labbra per sbadigliare, accarezzandosele con unghie lunghe e ricurve. Una voce maschile, profonda, inizia a declamare alcuni versi sul momento, ispirati dai movimenti felini e ipnotici della ragazza dai capelli tinti di verde e dai seni nudi e invitanti.
Un ragazzo pallido sulla trentina viene introdotto nel circolo. Appare come un gatto arruffato e i suoi vestiti sembrano troppo larghi per lui, come se li avesse rubati al fratello. Ha capelli scuri e una strana marionetta di un macabro Pierrot tra le mani. Una lacrima di sangue è dipinta sotto l’occhio sinistro della marionetta. Una lacrima analoga, ma nera, è inchiostrata sotto l’occhio del ragazzo.
“André, c’è qualcuno che vorrei farti conoscere,” dice l’uomo che ha fatto entrare il ragazzo.
Il nuovo arrivato fa sfarfallare le dita, come a simulare un inchino. “Etienne Isidore Lucien Lisomeo Delacroix, al vostro servizio.”
L’uomo seduto di fronte a Max Ernst fissa la marionetta del Pierrot. La fronte dell’uomo si increspa. La voce che ha appena sentito quando Etienne si è presentato sembrava uscire dalle labbra della marionetta, non da quelle del ragazzo.
“André. André Breton,” si presenta a sua volta l’uomo, continuando a fissare l’enigma di legno.
“Quest’uomo e la sua marionetta hanno avuto un ruolo decisivo nella liberazione di Parigi,” sussurra qualcuno all’orecchio di Breton.
Gli occhi del Surrealista brillano, adesso. Finalmente solleva lo sguardo verso il ragazzo.
“Vieni, siediti. Abbiamo molto di cui parlare. Il nemico dei miei nemici è mio amico,” accenna, con qualcosa che può essere scambiato per un sorriso.
“Mi sono sempre chiesto, Andrè: ma il nemico di un nemico dell’Arte, è ancora nostro amico o no?” chiede Max Ernst, prima di scoppiare a ridere e accogliere anche lui il nuovo venuto e la sua marionetta.
L’autore
Ian Delacroix è uno scrittore ed editor, specializzato nei generi weird, horror e fantastico. Ha pubblicato in Italia, in Germania, in USA e Regno Unito. Con Edizioni XII pubblica la sua prima raccolta, Abattoir (2007), partecipa alle antologie Tarot-Ludus Hermeticus (2007) e Archetipi (2009) e traduce la short story In the Eyes of the Victim dello scrittore americano Michael Laimo per l’antologia Carnevale (2010), per la quale realizza anche la cornice narrativa. Nel 2011, sempre per Edizioni XII, esce il suo romanzo Il Grande Notturno, finalista al Premio Italia World Science Fiction.
Nel 2020 esce l’edizione limitata de Il Re del Mare (Disintegration Publishing).
All’estero diversi suoi racconti sono usciti in numerose antologie. Tra le varie case editrici con cui ha pubblicato ricordiamo Ulthar Press, Innsmouth Gold, Blitz-Verlag e Dinatox Industries, per la quale esce nel prestigioso tributo a David Tibet, dove appare accanto ad autori quali Thomas Ligotti e Sir Joseph Pulver. Nel 2020 esce sul mercato americano il suo romanzo Catacomb Kittens per Hybrid Sequence Media.